Fisico teorico, membro dell'Institut universitaire de France e dell'Académie internationale de philosophie des sciences, Carlo Rovelli è uno dei saggisti italiani più noti al mondo. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 40 paesi, a partire dal bestseller Sette brevi lezioni di fisica (2014).
Adelphi, che ha pubblicato saggi come L'ordine del tempo (2017), Helgoland (2020), Relatività generale (2021) e Buchi bianchi (2023), porta ora in libreria Sull'eguaglianza di tutte le cose – Lezioni americane, il nuovo libro del responsabile dell'Équipe de gravité quantique del Centre de physique théorique dell'Università di Aix-Marseille.
Sull'eguaglianza di tutte le cose nasce dalle lezioni che Rovelli ha tenuto al Dipartimento di filosofia dell'Università di Princeton nel novembre e dicembre 2024.
L'APPUNTAMENTO – Il 22 ottobre, alle 20.30, Carlo Rovelli è al Teatro Dal Verme di Milano con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana
Il nuovo libro di Carlo Rovelli
“La realtà , come ci appare oggi, è più tenue di quella immaginata dai vecchi modelli fisici o metafisici: è fatta di accadimenti, eventi discontinui, probabilistici, impermanenti, situati l'uno rispetto all'altro, che esistono solo relativamente l'uno all'altro. Non vive in uno spazio, non si dipana in un tempo. È una trama fine, intricata e fragile come un pizzo veneziano… La nostra conoscenza di questa realtà è un evento fra eventi, parte delle trame stesse che rifletteâ€, scrive Rovelli.
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La scienza del ‘900 ha modificato per sempre la nostra comprensione della realtà , anche se siamo ben lontani dal poter affermare che questa abbia un senso (forse non accadrà mai). Eppure, è grazie alla meccanica quantistica che il pensiero può dirsi per la prima volta libero di percorrere strade veramente ignote.
A coltivare quello shock permanente, fatto di “stupore e vertigineâ€, è Rovelli che, dalle Sette brevi lezioni di fisica, “con leggerezza si muove fra gli abissi speculativi della relatività quantistica, senza paura di toccarne il fondo – anche perché quel fondo, secondo lui, non esisteâ€.
“Elettroni e mente, sassi e leggi, giudizi e galassie non sono di natura essenzialmente diversa gli uni dagli altri. Sono nozioni che si illuminano a vicendaâ€. Di questo continuo gioco di specchi è fatto il mondo, e per comprenderlo in tutta la sua complessità , per vederne la coerenza e “sentire che è la nostra casaâ€, scrive Rovelli, bisogna fare un salto ulteriore e accogliere l'incertezza che è al cuore della conoscenza, quella che porta all’â€eguaglianza di tutte le coseâ€. Come il personaggio di un racconto del Zhuangzi – uno dei grandi libri dell'antichità – che dopo aver sognato di essere una farfalla “svolazzante e soddisfatta della sua sorte†non sa più se è stato lui a sognare la farfalla o è la farfalla a sognare lui…

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice e dell'autore, proponiamo un estratto:
(…)
La domanda metafisica fondamentale «cosa esiste?» a me, scienziato, sembra mal posta e vuota. Il verbo « esistere » ha una grande varietà di usi e significati diversi, in contesti diversi. Non ve n'è uno più fondamentale degli altri. Esiste un burattino a cui cresce il naso quando dice le bugie. Sì, esiste, è Pinocchio. No, non esiste, è solo una fantasia di Collodi. Sono entrambe risposte corrette, in cui “esiste†è impiegato in un senso diverso.
Chiedersi cosa esiste nel mondo non significa nulla. C'è un senso in cui esistono i gatti, un senso in cui esistono gli atomi, un senso in cui esistono i numeri, un senso in cui esistono i quanti di spazio, un senso in cui esistono i sogni. Discutere se i numeri esistano o meno è una discussione di cui non ho mai capito il punto. C'è un senso molto chiaro in cui esistono (esiste un numero intero più grande di due e più piccolo di quattro?) e uno molto chiaro in cui non esistono (dov'è questo numero nello spazio fisico?). I matematici non si confondono quando si chiedono se esistono numeri primi arbitrariamente grandi, e i fisici non si confondono quando si chiedono se esistono particelle supersimmetriche a bassa energia. Entrambi sanno esattamente di cosa stanno parlando, in che senso, e come cercare la risposta giusta.
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C'è anche un senso in cui esistono gli unicorni (chi ne dubita non è mai entrato in un negozio di giocattoli), che non è lo stesso senso in cui esistono i gatti, e la differenza la capiscono i bambini dai quattro anni in poi, mi sembra strano che non la capiscano i filosofi. C'è anche un senso molto preciso in cui gli unicorni non esistono. Che bisogno hanno i filosofi di inventarsi sensi metafisici per la parola «esistere», al di là di questi sensi tutti chiari, e poi perdersi in discussioni sul sesso degli angeli?
Mi sembra più ragionevole chiedersi quali siano, allo stato attuale delle nostre conoscenze, comprese le conoscenze scientifiche, i concetti efficaci per pensare il mondo, renderne conto e navigare in esso. Quali entità fanno parte come ingredienti della nostra descrizione, approssimata, incompleta, del mondo, quali possiamo continuare a usare in ambiti più o meno vasti. Di quali nozioni non facciamo più un uso efficace. Le cose esistono tutte, egualmente, in relazione alle altre, ciascuna a modo suo – un modo da capire.
(continua in libreria…)

